Più o meno tutti siamo passati per quella singolare fase in cui ci sembra utile affidare certi strani sentimenti alle parole. Ma le parole, si sa, sono solo un pallido riflesso della realtà. Le mie parole hanno rispecchiato una fase della mia vita, mi sono servite per esprimere uno stato dell'anima che in altro modo non sapevo tirare fuori. Forse adesso quella fase è passata. Le parole hanno perso quel valore. Ma l'affetto nei loro confronti è rimasto, l'affetto nei confronti di quello che ero, e che adesso non sono più. Qualche volta ancora adesso ho il vizio di buttare giù delle frasi, dei versacci. Ma non riusciamo a instaurare un bel rapporto. Sarà per colpa del buco dell'ozono.

     
Risveglio

alberi di sogni

albeggiano

nella mia mente mattiniera

frammenti d’una vita

passata, sbiadita

a tratti ancora reale

  Satori

Assaporo il silenzio di questo tardo pomeriggio

Il tempo scivola su di me come brividi

il pensiero si dilata espandendo i miei confini

non esisto più in nessun luogo

viaggio nel cosmo come un’onda d’eternità

respiro spazio puro

mi estendo in ogni cosa

vivo di immensità

eccomi universo

     
Diversità

noi

chiusi in universi distanti

soffriamo

per reciproche incomprensioni

che chiamiamo egoismo

ma noi

non succhiammo lo stesso latte

non vedemmo lo stesso cielo

non solcammo le stesse acque

non bevemmo lo stesso sangue

come potremmo allora

dividere gli stessi pensieri?

ogni vita ha la sua verità

lascia riposare le tue accuse

poiché feriscono qualcosa che

non conosci

e non capirai mai

se vuoi che le tue regole

diventino le mie regole

lascia cadere la cenere

dalle tue infuocate proteste

e ascolta i miei silenzi

molto si nasconde

nel buio delle parole

  Arcobaleni

pesco nelle tasche dei miei ricordi

trovo ogni volta un diverso frammento

schegge di vetro che riflettono

lo stesso identico volto

ma è sempre una diversa espressione

un diverso sguardo

una diversa emozione

un diverso pensiero

che mi fissa dritto negli occhi

a giudicare la mia identità

quale di quegli sguardi

rivela la vera luce dell’anima?

quale di quelle emozioni

colora il mio intero universo?

quale di quei pensieri

raccoglie la logica della mia vita?

nessuno, o forse tutti insieme

poiché le nostre vite

sono arcobaleni iridescenti

persi nel blu profondo

dell’incomprensione

     
Solstizio d’Estate

cieli d’erba fresca di stelle

in questa notte celtica

d’antiche profezie

danzano le mie idee sommerse

da profondità umide dell’inconscio

emergono vapori densi

sembianze di fantasmi

spettri riflettono paure

immaginario terrore

dell’eterno ritorno

l’attimo svanisce

(pace di pensieri esausti)

ho voglia di infinire

  Abissi

certi giorni

siamo solo nere scatole di metallo

che sfrecciano cieche

l’una accanto all’altra

senza mai neanche sfiorarsi

cosa nascondi dietro le tue lamiere?

freddo forse solo freddo

certe notti

siamo masse incandescenti di carne

che si aggrovigliano calde

senza mai neanche capirsi

cosa nascondi sotto la tua pelle?

angeli o forse demoni

     
Silenzi

guarda tutto tace

ascolta i suoni del buio

la pace di un lento respiro

d’armonia della notte

galleggia su nuvole di sonno

occhi liquidi sospendono sguardi

la coscienza annega nuovamente

  Incomunicabilità

Vedere luce dentro di me

Per scoprire ch'è buio

Ai tuoi occhi

Sentire una musica di mille note

E sapere ch'è silenzio

Per le tue orecchie

Questo è dolore.

     
Cammino

a volte guardando le nuvole

vorrei leggere nel loro soffice cammino

e scoprire tracce di un linguaggio celeste

e prendendole come compagne

vorrei attraversare

le vaste terre solcate dai fiumi

e le immense acque plasmate dai venti

per conoscere paesi lontani

memorie sepolte in esotiche sabbie

oltre le mura d’Oriente

dove il cielo ha un colore diverso

pur essendo sempre lo stesso cielo

che immobile trascina

uomini e nuvole

verso l’ignoto comune destino

e dopo aver percorso insondabili sentieri

vorrei illudermi d’aver trovato

il sacro luogo

dove muoiono le nuvole

e la quieta pace

invano bramata

  Alla fine

un giorno

forse lontano

quando l’acqua dell’oceano sarà placata

camminerò solo

guidato dall’istinto

sopra terre opalescenti

sarà un lungo tragitto

infinito come l’inverno

ed i miei piedi insensibili

toccheranno le radici del sogno

portandomi sconosciuti

in luoghi eterni

di platino e cobalto

lì distenderò il mio corpo

denso e stanco

sopra un letto di meduse

e lascerò che la pioggia grigia

sciolga per sempre

questa carne gelata

rimarrà forse il ricordo

ma il pensiero sarà ormai

solo un uccello opaco

     
Anime

guardo nei tuoi occhi

non so chi tu sia

non so da quale spiaggia lontana provieni

non so quante spighe dorate hai raccolto

non so quante meduse nere hai vomitato

eppure sei qui

con i tuoi serpenti nello stomaco

con le tue comete nei pensieri

e non so quale sia la verità che nascondi

ma non importa

perché quelli sono i miei serpenti

perché quelle sono le mie comete

che come il vento hai rubato

con le tue parole

con i tuoi gesti

con i tuoi sguardi

e non importa se noi saremo solo

nuvole deserte

perché la mia pioggia sarà la tua pioggia

perché la tua sete sarà la mia sete

ovunque il mare

riposerà le nostre vele

 

Nella totale oscurità

Due corpi nudi

Scivolano gli sguardi nel caldo buio

L’anima penetra la materia

Ne coglie l’essenza

Una folle corsa verso il vuoto

La percezione si estende nello spazio

E cascare giù nel perdersi dei sensi

Fino alle radici del piacere

     
Per te

Un pugno di versi

Per i tuoi occhi

Ho rubato al vento

Fra le stelle

Per il tuo sorriso

Ho cercato le parole

Per la tua bocca

Nel silenzio

Ho urlato lacrime

Nell’oceano sabbioso

Sono annegate frasi

Per le tue carezze

Chiedendo un senso

Alle righe dei poeti

Per la tua anima

Invano ho rinchiuso

La forza del mio amore

In un foglio di carta

Sempre è sfuggita

Lasciando tracce di sangue

Sulla mia pelle

Ma io cerco ancora

Il modo migliore

Per dirti

Semplicemente

Che t’amo

  Prima pioggia d’Autunno

come voce antica

risveglia

desideri malinconici e sospesi

gli alberi

profilo oscuro contro il cielo opaco

testimoniano

il mio sguardo ebbro di nuova tristezza

forti bagliori

e le luci stroboscopiche dei lampi

e la voce possente dei fulmini

scuotono

atterrite le mie membra

risvegliate dall’umido vento

lame di acqua

tagliano diagonali aeree

col fragore del liquido

tintinnio delle gocce

veloci nell’impatto

scagliano d’intorno

sottili getti di sé

etereo ricordo

di una maestosa caduta

dalle oscure profondità delle nubi

che piangono

questa morente estate

     
29 Agosto

E’ arrivata l’ora del riposo

stanche le membra

desiderano il silenzio

della notte

per dimenticare le fatiche

di una dura giornata

d’esistenza.

E’ arrivata l’ora di chiudere

gli occhi

saturi di luce ma

ancora resta aperto

un rettangolo di buio

occhio nero sul mondo

finestra di umida estate

- mi avvicino -

racchiuso da un gesto

quotidiano, consueto, abitudinario,

quando

per caso

lo sguardo abbraccia

il cielo oscuro, annega

nella profondità delle stelle

: sorpresa, meraviglia, stupore

come d’incanto gli occhi

avidi di luce lontana

ebbri d’eterna visione

godono

perduti nell’immensità.

Rapito dalle fresche braccia della notte

espando

i pensieri nell’universo

sciogliendo

immagini libere intorno

evaporo

anima e corpo

nel blu

denso d’infinito

fratello delle stelle

libero d’esistere

come pura entità cosmica

non più solo

esteso trasparente

fra nubi siderali

opache come nebbia lucente

avvolto

nelle spire della Galassia

raggiungo

aprendo percezioni

i confini dell’essere.

Eppure

dopo aver percorso

infinite linee

infiniti piani

infiniti spazi

dopo aver compreso

l’enigma dell’eterna estesa entità

ricordo

che tutta l’incommensurabile vastità

spazio-temporale

è solo

una lacrima

nell’assoluto.

Stremato dal mio viaggio

chiudo la finestra

chiudo gli occhi

e tento di dimenticare

tutto ciò

la cui comprensione

spezza la tranquilla

morbidezza

della vita.

  Cosmologia

In principio era il Vuoto

Il Silenzio era la sua musica

Il Buio era la sua luce

Senza Tempo

Poiché l’eternità non aveva senso

Senza Luogo

Poiché lo spazio non aveva dimensioni

Nel Silenzio e nel Buio

Nacque il Cosmo

Un unico punto senza volume

Un’infinita energia senza limite

Nel Buio e nel Silenzio

Nacque il Tempo

Inarrestabile che tutto consuma

Nacque lo Spazio

Imponderabile che tutto separa

Il Cosmo conobbe il Tempo

E generò la Morte

Il Cosmo conobbe lo Spazio

E generò la Solitudine

In un attimo

L’Energia divenne Luce

La Luce divenne Materia

E La sua dispersione creò

L’Universo

Il freddo separò le Galassie

Pallide briciole della primitiva Forza

Lontane fra loro più del pensiero

Sole nel silenzio e nel buio

E in esse miliardi di stelle

Ognuna distante dalle altre

Più dell’immaginazione

Sospese nel buio e nel silenzio

Il Tempo trascorse eterno

Raccolse polveri di stelle

E nacquero i pianeti freddi

Roccia nuda e desolata

Vagante nell’Universo

Buio e silenzioso

Il Tempo trascorse eterno

Pianse la sua Solitudine

E nacque l’Acqua

Che purificò lo Spazio

Il Tempo trascorse eterno

L’Energia ferì l’Acqua

E nacque la Vita

La Vita crebbe nell’Acqua

E nuotò per milioni di anni

Stanca conobbe la Terra

E iniziò a camminare

Dapprima strisciava sulla nuda Terra

Infine si alzò su due gambe

Si diresse verso la vetta più alta

E gridò: "L’Uomo è nato!"

Debole e indifeso

L’Uomo ebbe paura del Cosmo

E creò i suoi dei

Per trovare conforto

Nel buio e nel silenzio

Ebbe paura degli dei che creò

E li distrusse rimanendo solo

Nel buio e nel silenzio

Per trovare conforto

Guardò dentro se stesso

E trovò lo Spirito

Ebbe paura anche di se stesso

E distrusse lo Spirito che aveva trovato

Inventando la Guerra

La Terra sanguinò

E si riempì di cadaveri

Generazione dopo generazione

Secolo dopo secolo

Nutrendo la Storia

Di Morte e Sofferenza

La Vita invidiosa della Morte

Volle diventare eterna

E creò l’Amore

Ma l’Amore uccise

ancor più della Morte

spezzando il cuore a chi

come me

muore ogni giorno

soffrendo d’Amore

 Ricordi d'Islanda