Il mio approdo a Sahaja Yoga, come molte delle cose importanti della vita, è stato puramente casuale. Una mattina ero imbottigliato nel traffico della città e dentro di me mi chiedevo: ma che senso ha che io proprio oggi mi trovi qui in mezzo a questa confusione? Mi giro ed ecco questo viso qui accanto che mi osserva. Sotto a carattere cubitali c'era scritto MEDITAZIONE. Ecco che la lucetta si è accesa e ho capito perché quella mattina dovevo trovarmi lì. Ho iniziato a frequentare gli incontri di Sahaja Yoga e con grande meraviglia ho scoperto che sono anche gratuiti. Perché dicono che Sahaja Yoga è un insegnamento troppo alto per poter dargli un valore. Strano no, che al giorno d'oggi ci sia qualcosa che sia ancora gratis. Da qualche parte ci sarà la fregatura. Invece ho scoperto che i Sahaja Yogi sono persone speciali, che dedicano il loro tempo ad insegnare qualcosa di importante, e lo fanno non per riconoscimenti, o per denaro, ma perché credono nel valore della Verità e sanno che questo valore non può essere commercializzato.

Per sapere cos'è Sahaja yoga vi rimando al sito ufficiale. Quello che posso aggiungere è la mia esperienza. La cosa incredibile di queste tecniche molto semplici è che funzionano fin dall'inizio più o meno con tutti. Una qualunque persona si siede in mezzo agli altri, e compiendo dei facili gesti sente che accade qualcosa sulle sue mani. Perché il fondamento di Sahaja Yoga è capire cosa accade dentro di noi ascoltando i segnali che ci arrivano alle mani. La prima volta che l'ho fatto ho sentito formicolii e pizzicori su tutte le mani, segno che l'energia vitale Kundalini si stava risvegliando dalla sua sede, l'osso sacro (chiamato così proprio per questo), e stava percorrendo il suo cammino di ascesa verso la sommità della testa. Durante il suo viaggio, incontrando difficoltà e ostacoli lungo il percorso che attraversa i sette chakra, la Kundalini, per una sorta di attrito interno, produce calore e lo si avverte nelle mani. Esiste poi una esatta corrispondenza fra le dita e ognuno dei chakra, e laddove un chakra è appesantito, sul dito corrispondente si avverte qualcosa di molto chiaro. Intervenendo in vari modi sui chakra "caldi" si può ristabilire il corretto equilibrio, che si manifesta con dei getti di vento fresco al centro delle mani e sopra la testa, nell'osso della fontanella, chiamata così proprio per questo.

Tutte queste non sono parole che descrivono qualcosa di fantasioso. E' esattamente quello che si prova quando si pratica Sahaja Yoga. E' sorprendente ma è esattamente reale come il fatto che state seduti su una sedia e leggete questo schermo. Il fatto è che nessuno ce lo aveva mai insegnato, ma per questo è arriva Sri Mataji Nirmala Devi, che lo sta facendo con tutta l'umanità.

Questo qui sopra è un diagramma che rappresenta la realizzazione del sé, ovvero il risveglio della Kundalini e la sua ascesa verso il Sahasrara Chakra, il settimo e più elevato chakra.

Sahaja Yoga è fondalmente pratica, ma esiste anche una teoria dietro a tutto ciò, che fonda le sue radici in migliaia di anni di conoscenza dei fenomeni legati al nostro corpo sottile. Il corpo sottile è una sorta di copia del nostro corpo fisico ma appartiene ad una dimensione non fisica, definita astrale. Il corpo fisico ed il corpo astrale potremmo dire che in qualche modo condividono la stessa regione di spazio seppure su "strati" differenti, anche se la loro relazione è quella di essere semplicemente una manifestazione su un piano di esistenza differente della stessa realtà. Il fatto che noi non riusciamo a percepire questo corpo astrale è dovuto all'incapacità degli ordinari organi di senso di percepire quest'altra realtà con la quale conviviamo.

I chakra sono appunto gli organi del corpo astrale, e corrispondono ai nostri organi fisici. Così come ogni atomo di materia fisica sul piano a noi più familiare, corrisponde ad un atomo di materia astrale, che per sua natura è più raffinata e sottile, per cui impossibile da percepire con i nostri grossolani organi fisici. Ma di tutto questo cercherò di parlare in un secondo momento. Per adesso un consiglio che do a tutti è quello di avvicinarsi a Sahaja Yoga, e iniziare a prendere confidenza con dei concetti che la nostra mente occidentale stenta ancora a comprendere.

L'indirizzo del centro Sahaja Yoga di Roma è Via del Cardello 24, una traversa di Via Cavour. Gli incontri si tengono il martedì e il giovedì dalle 18.30 alle 20.30.

Se volete farvi un'idea a tutto tondo del Sahaja Yoga, e di molti altri movimenti spirituali che sono oggi in voga, vi suggerisco di visitare il Sito di Alessia, che contiene tutto ciò che non viene mai detto dagli altri. Credo sia un importante spunto di riflessione per capire che non è tutto oro quello che luccica, e che dietro a un meraviglioso insegnamento, può nascondersi anche una persona che di divino non ha nulla, se non una divina sete di potere sulla gente. Il dramma di molti guru è proprio quello di innamorarsi del loro carisma, e di iniziare a credere veramente che sono divinità invece che esseri umani illuminati. Nonostante questo non è detto che il loro insegnamento sia da buttare via, perciò credo che ognuno debba seguire quello che sente, cercando di restare sempre con gli occhi aperti, per diventare "il maestro di se stesso", proprio come dice Sri Mataji.

Faccio un aggiornamento in base a quanto poco sopra riportato. Con lo sviluppo della mia capacità di percepire l'energia e quindi di percepire anche la struttura energetica delle altre persone, ho potuto comprovare lo stato di pulizia del corpo energetico di molti cosiddetti "maestri". Questo mi permette di poter seguire gli insegnamenti di chi è veramente tale, e di scartare chi invece si ammanta del titolo di maestro senza aver effettivamente quel requisito. In base a ciò posso affermare che Sri Mataji non è affatto un maestro illuminato, tutt'altro. Presenta moltissime congestioni nel chakra cardiaco, e questo rappresenta sempre un grosso ostacolo per chi pretende di essere maestro di qualcun altro. Ciò non significa che il suo insegnamento o le sue tecniche siano da scartare, ma che comunque ogni cosa va ridimensionata a quello che effettivamente è.